Ci sono momenti in cui le parole si trasformano in piccoli specchi, riflettendo chi siamo e chi potremmo essere. Il 14 dicembre, durante l’Assemblea dei Soci di COSEMA, una di queste rare alchimie si è compiuta. Protagonista della serata è stato Pino Maddaloni, campione olimpico di judo e figlio di Scampia, quartiere che troppo spesso conosciamo solo attraverso gli stereotipi della difficoltà e del degrado.

Eppure, quella sera, non si parlava solo di sport o di successi personali. Si parlava di umanità. Di forza e fragilità intrecciate. Si parlava di come non si possa mai vincere da soli.

Un gesto che parla per tutti

La serata è iniziata con una scena che, forse, avrebbe fatto sorridere il destino. Una socia si è alzata per ringraziare le colleghe. Non per un traguardo raggiunto, ma per un gesto semplice: l’aiuto ricevuto in un momento difficile. Era un atto piccolo, eppure così potente, che ha saputo condensare un intero mondo di significati.

“Non si vince da soli,” ha poi ripreso Maddaloni. “Il leader e i compagni hanno un ruolo fondamentale.” E qui, in questa frase apparentemente banale, si cela una verità che ci sfugge ogni giorno: la vita è una danza che si balla insieme.

Il tatami come scuola di vita

Attraverso le sue parole, Maddaloni ha riportato tutti sul tatami, quello spazio che per lui è stato campo di battaglia e santuario. Ha raccontato di sacrifici, di cadute e di come, nella vita, si possa solo imparare o vincere, ma mai perdere davvero.

“Nel judo, come nella vita, anche l’avversario è un maestro,” ha spiegato. Una frase che riecheggia come un antico proverbio orientale, ma che ha il peso concreto di una verità vissuta. Perché solo chi accetta le proprie sconfitte riesce a trasformarle in lezioni.

Un messaggio che va oltre lo sport

Quella sera, però, non si parlava solo di judo. Si parlava di disciplina, di coerenza e del potere immenso dell’esempio. “I più piccoli ci guardano,” ha detto Maddaloni. Parole che, ascoltate in una sala piena di lavoratori e soci, sembravano rivolgersi a ciascuno di loro.

COSEMA, con il suo operato quotidiano, incarna un’idea di comunità in cui ogni gesto, per quanto piccolo, costruisce fiducia. Maddaloni ha rafforzato questa visione, ricordando che, in ogni squadra, la fiducia è la base su cui si edificano le vittorie.

Il coraggio di guardare oltre

Il momento più intenso è arrivato quando il campione ha parlato delle critiche e delle difficoltà. “I veri avversari”, ha detto, “sono quelli che ti demoralizzano”. Ma dietro a una critica, spesso, si nasconde qualcosa di più profondo: chi ci critica potrebbe vivere grandi difficoltà personali o non avere nessuno che lo sostiene. Potrebbe essere, in fondo, meno fortunato di noi. E proprio questa consapevolezza ci invita a guardare oltre, con il coraggio di rispondere alla negatività con fiducia e comprensione.

“La squadra deve sapere che ha la tua fiducia,” ha aggiunto. Un pensiero che non si applica solo al judo, ma a ogni relazione umana.

Un dono che va oltre il simbolo

La serata si è conclusa con un dono: una cintura di judo autografata, simbolo di quella forza e di quella dedizione che Maddaloni ha saputo incarnare. Ma il vero regalo, quella sera, è stato il messaggio che ognuno ha portato a casa: la consapevolezza che non si costruisce niente di grande da soli.

COSEMA, come ogni squadra, vive di fiducia, sacrificio e responsabilità condivisa. E, proprio come sul tatami, la vittoria non è mai di uno solo. È sempre un trionfo collettivo, in cui cuore e testa si fondono per trasformare le difficoltà in opportunità.

Forse, in quella sala, non tutti si renderanno conto subito della profondità di quanto ascoltato. Ma ci sarà un giorno in cui, nel silenzio di un’azione quotidiana, quelle parole torneranno. E allora si capirà che, in fondo, la vita non è una questione di medaglie o successi. È una questione di valori. E di ciò che lasciamo agli altri.

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